scritto, diretto e interpretato da Lucia Mattei.
pianforte Paolo Sentinelli.
organizzazione Paolo Quintiliani.
progetto grafico Arianna Pagliara.
editing, foto e riprese video Riccardo De Angelis.
editing audio Sergio Paolacci.
Spettacolo vincitore del premio per la Migliore Drammaturgia all’interno del Festival del Teatro Patologico di Roma – premio Rita Sala 2018
Costantemente in bilico tra lucidità narrativa e delirio poetico, lo spettacolo è frutto di una
ricerca che vuole raggiungere la fusione tra comunicazione vocale e movimento espressivo,
verso il compimento dell’immagine poetica.
Una scenografia essenziale e profondamente significativa segna lo spazio e il tempo del
racconto di una vita, la vita di una donna, del suo talento, della sua ostinazione a risorgere
dopo la crocifissione. Risorgere come magnifica poesia, suono e luce.
Alda Merini, con le sue liriche, ha tradotto in parole la profondità dello spirito e del pensiero
che sono insieme “carne” vera e propria, “carne” dell’esperienza.
La poesia di Alda Merini è vita e la vita è poesia. I suoi versi attingono dal profondo di se
stessa lasciando a noi la testimonianza di un’esperienza esistenziale estrema e irripetibile.
La Carne degli angeli è uno spettacolo che ripercorre la vita della grande poetessa e descrive
la condizione femminile nella recente storia del nostro Paese.
E’ uno spettacolo che cerca di donare allo spettatore il potere del verso poetico attraverso la
visione teatrale .
Un appassionato omaggio che vuole portare in evidenza la straordinaria potenza lirica dei
versi composti dalla grande poetessa. Durante il racconto della sua vita infatti il suo talento
autentico esplode come luce incontrastata, oltre ogni avversità e condizione imposta.
Alda Merini seppe, attraverso la sua poesia, sopravvivere al manicomio, e a quello che al
manicomio seguì una volta uscita dalla struttura nella quale rimase per 10 anni. Creatura
traboccante di sentimento, seppe nutrirsi di esso alimentando la sua predisposizione alla
“Visione”, intesa come capacità di vedere altro da quello che la circondava. Lo spettacolo
racconta la vivacità di una donna, la scoperta del proprio talento e l’impossibilità di coltivarlo
a causa di imposizioni dettate dalla società. Racconta la discesa agli inferi e la salvezza
raggiunta scegliendo di assecondare la propria natura assetata di bellezza , amore e
sentimento.
Testimone di quella che era la reale condizione di reclusione e annientamento dei malati nelle strutture manicomiali, la vicenda personale della Merini si intreccia con la lotta che portò all’approvazione della legge Basaglia, che nel 1978 sancì la chiusura dei manicomi in Italia sottraendo il malato alla condizione di internato e restituendogli la condizione di individuo sofferente che necessita di essere curato e reinserito nella società.